Direttore: C. Urso (Firenze)


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Dermatopatologia - Dr. C. Urso
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ARCHIVIO 2000-2008

PATOLOGI DI PRIMA E DI SECONDA BATTUTA (corsivo)

La diagnosi istologica viene formulata su sezioni di tessuto poste su vetrino e colorate. E’ una procedura trasparente: dopo la diagnosi i vetrini vengono archiviati e sono a disposizione degli aventi diritto. Possono essere richiesti e portati in consulenza ad un secondo patologo o ad un terzo e così via. La diagnosi istologica è scritta e firmata, a disposizione dei medici e dei pazienti: è un punto chiaro nella storia della malattia dei pazienti. La pratica di richiedere un secondo parere, molto più diffusa negli ultimi anni, rende ancora più aperto il lavoro del patologo e oggi avviene con relativa frequenza di ricevere richieste di vetrini per secondo parere in altra sede. Una richiesta di secondo parere può essere rivolta ad ogni patologo, a volte, magari, solo perché lo si conosce personalmente e si vuole un suo parere; più spesso perché un professionista si è subspecializzato in un determinato settore e si desidera avere un parere da un patologo “esperto nel campo”. In genere più un patologo si subspecializza in un settore, che diviene sempre più ristretto, con più probabilità viene interpellato per un secondo parere nel “suo” campo. In genere si tiene conto del parere del patologo esperto a cui ci si rivolge, anche se si dice anche, scherzando, che non è detto che un secondo parere sia sempre migliore del primo. Tutti i pareri, primo e secondo, sono pareri “a priori”, diagnosi emesse sul vetrino e su quanto si conosce della storia clinica del paziente (non raramente poco) e quindi, potremmo dire, diagnosi di prima battuta. I vetrini si archiviano, dicevamo, sono stabili e durano decenni. Quando nell’evoluzione della malattia si verificano dei fatti che vanno in direzione diversa da quanto prospettato dalla diagnosi (per esempio un esito favorevole dopo diagnosi di malignità o, ancora più spesso, il contrario un esito sfavorevole dopo una diagnosi di benignità), la prima cosa che viene fatta è il controllo della diagnosi istologica emessa a suo tempo e, cioè, la revisione dei vetrini. Qui entra in gioco una diagnosi che potremmo dire di seconda battuta. La maggior parte dei patologi lavora in prima battuta, anche se riceve per secondo parere vetrini da altre sedi, lavora in prospettiva, cioè formula la diagnosi e si sforza studiando i vetrini di stabilire il probabile decorso della malattia. Alcuni patologi, perché esperti e operativi in determinate sedi, lavorano molto in seconda battuta, dopo, quindi, che l’esito della malattia ha smentito o messo in dubbio la diagnosi della prima battuta. Contrariamente a quanto ritengono molti clinici e molti pazienti, la diagnosi istologica non è infallibile e può essere errata per vari inconvenienti in potenziale agguato lungo il percorso, e il percorso che porta alla diagnosi istologica è molto lungo con una catena complicata di passaggi, tutti soggetti a possibili problemi e imperfezioni. Da ultimo, c’è il giudizio diagnostico, giudizio umano, basato su criteri, non sempre ben definiti, non sempre ad alta riproducibilità, basato sull’esperienza, variabile, e sulle notizie cliniche a disposizione, non sempre esaustive. Tutto questo deve fronteggiare il patologo di prima battuta. La diagnosi istologica risulta corretta in oltre il 99,99% dei casi: è un piccolissimo miracolo che il patologo di prima battuta con tutto il suo staff, contro tutte le forze avverse, realizza ogni giorno. Il patologo di seconda battuta vede gli stessi vetrini di quello della prima battuta, a volte vede anche altri nuovi vetrini e ordina altre indagini, ma la cosa più importante è che conosce già gli eventi che si sono verificati e che spesso hanno chiarito inequivocabilmente il quadro clinico (ad es. occorrenza di metastasi che indicano una lesione maligna al di là di ogni dubbio). In sostanza il patologo di prima battuta è chiamato ad affrontare un problema, spesso difficile, da risolvere; il patologo di seconda battuta è chiamato a risolvere un problema, difficile quanto si vuole, ma... già risolto (29-06-2011).